
L’Infermiera su Netflix racconta una storia vera? La serie “L’Infermiera”, disponibile su Netflix, si basa sulla vicenda di Christina Aistrup Hansen, un’infermiera danese. La trama, ricca di tensione, segue la giovane Pernille, al suo primo impiego come infermiera al pronto soccorso di Nykøbing Falster, in Danimarca. Al pronto soccorso la Pernille stringe rapidamente amicizia con Christina, un’infermiera molto esperta che lavora con lei soprattutto nei turni notturni e che gode della stima di tutto il personale della struttura. Ma Christina, forte e carismatica, nasconde inquietanti segreti. Una serie assolutamente da vedere se amate la suspense e se siete in cerca di una serie molto corta da guardare anche in una sola serata. L’Infermiera su Netflix è infatti composta da solamente 4 episodi. Miniserie perfetta e godibile. Prima di rispondere però alla domanda fondamentale: L’Infermiera è una storia vera? vi invitiamo ad iscrivervi al nostro Canale Telegram Moviempire.
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Ma L’Infermiera è una storia realmente accaduta?

Nella serie tv Pernille inizia presto ad avere dubbi su Christina, scoprendo le sue bugie e notando che i pazienti muoiono per arresto cardiaco ogni volta che l’infermiera si trova in corsia nei turni notturno. Pernille tenta inizialmente condividere i suoi sospetti con le colleghe, ma si scontra con un muro di omertà. La miniserie su Netflix si apre con la scritta “tratto da una storia vera”. È così? L’Infermiera è una storia realmente accaduta? Sì, la serie tv è una fedele trasposizione dell’opera di Kristian Corfixen.
Corfixen per scrivere il suo libro ha intervistato la vera Hansen, che ha rotto il silenzio per la prima volta dopo il processo. Gli eventi descritti nel libro si svolgono tra il 2012 e il 2015 e riguardano in particolare tre omicidi e un tentato omicidio.
La storia vera dell’Infermiera su Netflix

Il caso scoppia il 1° marzo 2015, quando Pernille, d’accordo con il fidanzato Niels Lunden, anch’esso medico del pronto soccorso, decide di chiamare la polizia. In quel momento, Pernille ha appena terminato un turno notturno molto faticoso insieme a Christina, durante il quale si sono registrate diverse morti sospette tra i pazienti. Pernille sospetta che le morti siano correlate alla presenza di siringhe con tracce di morfina, trovate nel vicino bidone della spazzatura.
La prima morte sospetta risale al 4 marzo 2012, quando un uomo di 72 anni, Arne Herskov, muore improvvisamente per arresto cardiaco. Le altre due morti sospette si verificano nella notte tra il 28 febbraio 2015 e il 1° marzo, che coincide con l’ultimo turno di Christina prima dell’arresto. In quell’occasione muoiono Anna Lise Poulsen, 86 anni, e Viggo Petersen, 66 anni. Nella stessa notte, Maggi Rasmussen, 73 anni, riceve un trattamento a base di morfina, diazepam e cordarone, ma viene salvata per tempo dai colleghi.
Il processo durerà poche settimane, durante le quali Christina Aistrup Hansen viene giudicata colpevole di omicidio per la morte di Arne Herskov, Anna Lise Poulsen e Viggo Petersen; colpevole di tentato omicidio per Maggi Rasmussen; colpevole di abuso d’ufficio per aver violato con negligenza e trascuratezza i diritti delle persone fisiche ricoverate; colpevole di detenzione illegale di medicinali; colpevole di aver somministrato potenti sonniferi alla figlia; colpevole di possesso e detenzione illegale di un cellulare all’interno della prigione.
Nel giugno 2016, Christina è stata condannata all’ergastolo, ma dopo una revisione dell’Alta Corte nel 2017, la pena viene ridotta a 12 anni di reclusione, nonostante l’intervento di 70 testimoni e le prove sull’inutilità dei trattamenti a base di morfina e diazepam per le vittime. Il passo indietro è dovuto, soprattutto, all’impossibilità purtroppo di dimostrare effettivamente con i fatti la correlazione tra gli interventi di Christina e la morte delle vittime. Si tratta, tutt’ora, di uno degli eventi di cronaca più discussi nel piccolo paese scandinavo.