
Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, durante un recento evento promosso da Il Sole 24 Ore, ha rilasciato dichiarazioni davvero audaci che stanno facendo molto discutere. De Laurentiis ha parlato dei principali temi relativi al mondo del calcio soffermandosi in particolare sullo sfruttamento dei diritti tv, parlando del declino degli abbonamenti alle piattaforme pay tv citando addirittura un’imminente chiusura (o vendita) di Sky. Cerchiamo di fare luce sulla situazione e di comprendere cosa sta accadendo. Per essere sempre aggiornato sulle ultime novità riguardanti Sky e la TV a pagamento, iscriviti al nostro Canale Telegram dedicato.
Le affermazioni del presidente del Napoli De Laurentiis costituiscono un duro attacco al modello attuale delle pay tv sportive che, a suo avviso, non sono riuscite a valorizzare adeguatamente il prodotto Serie A. Ha inoltre evidenziato il problema della pirateria che peserebbe fortemente sui conti di Sky e Dazn, sottolineando come un tempo, tra Mediaset Premium e Sky, si contavano 4,2 milioni di abbonati, mentre oggi tra Sky, Dazn e TIM sono appena 1,9 milioni, con una perdita di fatturato e visibilità considerevole per le società di calcio.
Ma perché De Laurentiis ha parlato di vendita di Sky? In realtà il presidente della società azzurra ha fatto riferimento alla situazione di Sky Group in Germania, dove Comcast (la società statunitense proprietaria di tutto Sky Group) pare abbia messo in vendita Sky Deutchland, con il possibile interesse di ProSiebenSat.1.
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Insomma, secondo il presidente del Napoli tutto il gruppo Sky starebbe cercando un disimpegno dalle attività pay tv. Ed è possibile che dopo la Germania Sky passi di mano anche qui da noi. Quindi è vero che Sky è in procinto di chiudere? Assolutamente no, qui da noi poi, rispetto alla Germania, l’azienda ha saputo diversificare con maggiore efficacia puntando anche sulla fibra ottica (con Sky Wifi) e su prodotti premium come ad esempio i tv di nuova generazione Sky Glass. Se la chiusura quindi non è un tema realistico da affrontare, è comunque probabile che, in qualche modo, la società italiana o l’intero gruppo europeo possano cambiare azionista di riferimento in tempi non troppo lunghi. Del resto, tutte le media company europee stanno cercando il consolidamento.